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domenica 3 febbraio 2013

La favola dei tre compleanni (ovvero la metafora delle iscrizioni alla scuola media)


C’era una volta una mamma che voleva festeggiare il compleanno del suo bambino. Poiché lo conosceva bene, lo amava tanto e si preoccupava per lui fin da prima che nascesse, era convinta di sapere meglio di chiunque altro come preparare la miglior torta del mondo, in modo che la festa fosse perfetta.
Decise quindi di acquistare alcuni ingredienti che piacevano molto al suo bambino, ma evitò lo zucchero, perché non voleva farlo ingrassare ed evitò il lievito, perché temeva che il piccolo potesse essere allergico (perché in passato, dalla festa di un amico, era tornato a casa con delle strane bolle sulle braccia), li mescolò insieme e mise la torta nel forno. Poi scelse accuratamente i bambini da invitare alla festa, escludendo quelli troppo grassi, perché avrebbero mangiato tutta la torta, e quelli troppo magri, perché avrebbero fatto passare l’appetito a suo figlio. Poi decise quali giochi si sarebbero organizzati, escludendo le corse, perché suo figlio era delicato e poteva cadere, e i giochi all’aperto, perché qualche insetto avrebbe potuto pungerlo.
Quando la torta fu cotta, non aveva un aspetto particolarmente invitante, perché senza lievito appariva un po’ accartocciata, ma la madre era sicura che fosse ottima e salutare. Il bambino guardò il dolce un po’ perplesso, ma, per non deludere la madre, che lui amava tanto e che si era data tanto pensiero per lui, cominciò a mangiarlo. Senza lo zucchero, la torta era piuttosto amarognola; il bambino non volle dirlo alla madre, ma siccome non riusciva a finire la sua fetta, ne gettò un pezzetto al gatto mentre la madre stava guardando altrove.
Quando la madre si accorse che il gatto mangiava la bella torta che lei aveva con tanto amore e premura preparato per il figlio, si arrabbiò molto e il bambino, preoccupato, disse che il gatto gli aveva rubato un po’ di dolce, perché era evidentemente molto buono. La mamma prese a calci il gatto e lo cacciò fuori di casa e amorevolmente tagliò un’altra fetta di torta e la mise nel piatto del figlio.
Intanto erano arrivati gli amici che la mamma aveva invitato e cominciarono anche loro a mangiare la torta, facendo versacci e sputacchiando qua e là. La madre era molto delusa, pensò che doveva selezionare meglio gli amici del figlio e si annotò i nomi di quelli che non avrebbe più invitato. Provò a proporre dei giochi, ma nessuno aveva voglia di stare seduto a fare i cruciverba e uno per volta, con una scusa, tutti se ne andarono. Tutti tranne uno, che era particolarmente antipatico e saccente e per questo non aveva amici con cui andare a giocare.
Dopo quel compleanno, il ragazzo decise che non avrebbe mai più festeggiato il compleanno in vita sua.
Nella casa dei vicini, si festeggiava un altro compleanno: poiché la madre del ragazzo lavorava molto e non aveva tempo di preparare da sola una torta, ma amava moltissimo il figlio e ci teneva che la sua festa fosse la più bella di tutte, era andata dal pasticciere più famoso della città e gli aveva ordinato la torta più bella che si potesse immaginare, dandogli precise istruzioni su tutti gli ingredienti e i tempi di cottura, per i quali si era fatta consigliare da una vecchia zia, che nei tempi passati aveva lavorato in una pasticceria. Il pasticciere aveva provato a spiegare che alcuni di quegli ingredienti non erano adatti e che la cottura doveva  essere diversa, perché dai tempi della vecchia zia i forni erano cambiati ed avevano nuove funzioni, ma la madre, che aveva poco tempo e voleva risolvere al meglio la questione (ed era convinta che il pasticciere non potesse capire veramente come si fa una buona torta, visto che non conosceva suo figlio), non volle sentire ragioni e intimò al pasticciere di servirla secondo le sue indicazioni, altrimenti se ne sarebbe andata in un’altra pasticceria.
Quando la torta fu pronta, appariva tutta sbruciacchiata: allora la madre, infuriata, gridò: “Incompetente, io ti denuncio!” e a nulla valse la difesa del pasticciere, che tentava di spiegare che il problema nasceva proprio dai tempi di cottura sbagliati, imposti dalla donna.
 Il risultato fu che la donna e il  pasticciere si scontrarono in tribunale, dove il giudice, assaggiata la torta, commentò: “Che schifezza!” e li rimandò entrambi a casa, affermando che aveva cose più serie a cui pensare.  Se ne tornarono tutti a casa insoddisfatti, ma più insoddisfatto di tutti restò il bambino, che non riuscì ad avere la sua festa di compleanno.
Una terza madre doveva festeggiare il compleanno del figlio e desiderava tanto che fosse una bellissima festa, ma sapeva che non poteva far tutto da sola; si recò da un pasticciere e gli disse: “Mi prepari la torta più bella, perché mio figlio compie 10 anni e io vorrei che la sua festa fosse perfetta”. Il pasticciere rispose: “Non si preoccupi, signora, faccio questo mestiere da molti anni, non la deluderò”. Poi la madre chiamò un’animatrice e le chiese di organizzare dei giochi adatti al figlio e ai suoi amici; anche l’animatrice disse “Non si preoccupi, signora, ho studiato molto per fare questo lavoro, non la deluderò”. Poi la madre mandò l’invito a tutti amici del figlio. Alcuni di loro accettarono, altri no. Arrivò il giorno della festa, i bambini mangiarono e giocarono tutti insieme. Correndo in cortile, qualcuno si sbucciò un ginocchio. Mangiando la torta, a qualcuno venne mal di pancia. Alla fine della festa, tutti erano sazi, un po’ sporchi e molto felici; ringraziarono tutti la mamma del festeggiato, anche quelli che avevano le ginocchia sbucciate e il mal di pancia, perché, dissero, nessuno di loro era mai stato ad una festa più bella. Il bambino abbracciò la sua mamma e decise che da grande avrebbe fatto l’organizzatore di eventi, perché è bello vedere la gente felice. 

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