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mercoledì 8 giugno 2011

I segni e il codice

La semiologia si occupa dello studio dei segni.
Possiamo dire che il segno è un qualcosa che sta al posto di un altro qualcosa. Questo significa che i segni possono andare dal fumo che ci indica un incendio alla parola che definisce un oggetto.
Naturalmente vanno fatte delle distinzioni: non tutti i segni sono uguali o hanno lo stesso potenziale comunicativo.
la prima linea di demarcazione va posta tra segni naturali e segni artificiali, in quanto i secondi sono arbitrari, cioè dipendono da una convenzione: pensiamo alla gestualità umana, che comprende segni di significato differente per le diverse culture.

Anche il linguaggio umano è un prodotto della cultura e in quanto tale fatto di segni convenzionali ed arbitrari.
I segni arbitrari di solito sono compresi in un sistema, che viene definito codice.
I segni che appartengono ad un codice funzionano secondo una regola fondamentale: diventano obbligatori, cioè non possono più essere cambiati, a meno che non cambi la convenzione che regola il codice stesso. Tuttavia, ogni segno può subire delle piccole modifiche o varianti: questo avviene perché presenta dei tratti pertinenti, che sono quelli distintivi, che ne permettono l'identificazione, ma presenta anche dei tratti non pertinenti, cioè non distintivi, che possono mutare senza cambiare il significato di fondo del segno e quindi la sua riconoscibilitlà ed interpretazione.
Facciamo un esempio: il colore rosso del semaforo indica che dobbiamo fermarci; per noi questo è chiaro, anche se la tonalità di rosso non è sempre la stessa nei diversi semafori che incontriamo o se cambia la dimensione del semaforo. Quindi il rosso è un tratto distintivo, ma non la sua tonalità o dimensione.
Nel linguaggio umano, le parole possono subire mutamenti, ad esempio nelle pronunce regionali, senza per questo perdere il loro significato condiviso.

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