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domenica 5 dicembre 2010

Giovanni Pascoli - Il Tuono

E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s'udì di madre, e il moto di una culla.

La lirica è costituita da un'unica strofa, formata da sette versi endecasillabi, con schema metrico ABCBCCA, che danno al testo un andamento circolare, chiuso tra le due rime CULLA- NULLA. Queste due parole ci danno anche la chiave di lettura di un componimento che ha come argomento la rappresentazione soprattutto uditiva di un temporale, ma come tema quello carro al poeta: la morte, legata all'immagine della famiglia e in particolare della madre.

Il primo verso ci disegna uno scenario completamente nero: il buio più profondo, che fa scomparire la realtà del mondo ("come il nulla"), rafforzato dall'allitterazione delle n- m e racchiuso all'interno della consonanza nella- nulla. Dal secondo verso, l'onomatopea si avvale dei suoni graffianti di r-t-d e poi di mb- nt, per riprodurre il suono improvviso del tuono, che prima produce un rumore improvviso e secco, poi si allontana con un suono più basso e soffocato nella notte.
Il "nulla" del primo verso viene ripreso nel verbo "vanì", rafforzato dal punto fermo, che chiude la parentesi "rumorosa" dei versi centrali, per riportarci alla quiete che simboleggia la morte, una quiete "soave" per il poeta, come il canto di una madre che cerca di riaddormentare il bambino, svegliato forse dal temporale, dondolando la culla.
Non deve stupire l'associazione della figura materna e della culla con la morte, perché è tipica del poeta e viene riproposta in varie versioni nelle sue raccolte, sia in riferimento alle sue vicende biografiche (la morte della madre e dei fratelli), sia come immagine ossimorica della morte che si identifica in qualche modo con la nascita, così come il bianco e non solo il nero rappresentano la morte.

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