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domenica 5 settembre 2010

Raymond Carver e l'unheimlich psicologico

Il racconto di Carver dal titolo "La vuoi vedere una cosa?" comincia in un modo che sarebbe piaciuto a Buzzati:
" Ero già a letto quando ho sentito aprirsi il cancello. Mi sono messa in ascolto. Non ho sentito altri rumori. Però quello lo avevo sentito. HO provato a svegliare Cliff, ma dormiva come un sasso. Così mi sono alzata e sono andata alla finestra. Sui monti attorno alla città era sospesa una grande luna. Era una luna bianca e piena di cicatrici (...)"
In una notte qualunque, irrompe l'elemento unheimlich, inquietante, del racconto fantastico.
Leggendo questo inizio, mi è venuta in mente La Goccia di Buzzati, che non si vede, ma si sente durante la notte, la goccia che sale inspiegabilmente le scale e nella sua inspiegabilità terrorizza gli abitanti del condominio.
Il racconto di Carver continua con la protagonista che non riesce a prendere sonno, si arrabbia pensando che dopo poche ore dovrà alzarsi, decide di uscire a chiudere il cancello e incontra il vicino di casa a caccia di lumache. Non succede più nulla di inquietante, dunque; la promessa iniziale del fantastico resta disattesa.
Ma, tornata a letto, la donna sente improvvisamente il bisogno di raccontare al marito, addormentato, un sacco di cose di cui l'autore non ci fa partecipi, fino alla disperata affermazione finale: "stavamo andando a grandi passi in nessun posto". Dunque, l'elemento inquietante in realtà c'è, non più esterno, bensì esistenziale. Il cancello inspiegabilmente aperto nella notte, che la donna dimentica di chiudere prima di tornare a letto, è la porta d'ingresso per il nulla, di cui lei diventa improvvisamente consapevole.
La verbalizzazione di questo viaggo verso nessun posto, la condivisione dell'angoscia con il marito inconsapevole, la tranquillizzano e può rimettersi a dormire, perché il viaggio, così com'è, è comunque inevitabile. Il racconto, nonostante le suggestioni dell'autore, come le immagini di morte che vi aleggiano, resta, per così dire, al di qua del fantastico, agganciato a quel caratteristico realismo della letteratura americana contemporanea.

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