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martedì 21 settembre 2010

La tentazione fiabesca di Hermann Hesse - 3° parte

Nel 1923, nella Psychologia Balnearia, Hesse afferma appunto che la vita è fluttuazione tra i due poli della varietà e dell'unità. Anche la struttura esterna dell'opera realizza questo ideale: rifiutandosi per lungo tempo di stamparla, lo scritture ne produce poche copie per amici e collezionisti e ne disegna egli stesso le illustrazioni, concretizzando così l'unità di scrittura e pittura.

La pittura è un altro elemento fondamentale, insieme alla musica: la misteriosa musica che esce dalla casa del vecchio Binsswanger fa da colonna sonora alla vita di Augustus, e nella "Fiaba d'amore" le canzoni dei fiori sono colori ed il loro profumo è suono. La musica accompagna la vita così come gli scritti di Hesse; la sua esperienza musicale si rivela già in "Gertrud", e la seconda moglie, Ruth, è una cantante mozartiana. Musica e pittura sono le due colonne portanti del lirismo di Hesse, un lirismo che percorre, più o meno latente, tutta la sua produzione, e trova piena espressione, appunto, nelle fiabe.
Nella fiaba di Pictor tale lirismo si concretizza in vere e proprie rime interne al testo che sottolineano i momenti decisivi; ancora una volta, Hesse si rifà, con questo procedimento, alla tradizione dell'Oriente.
L'Oriente è dunque, per più di un verso, l'ideale patria di Hesse, dalla quale egli si sente sradicato: l'Oriente è armonia, è musica e colore, è l'unità nella bipolarità (teorizzata dalla filosofia cinese dello Yin e Yang), è il paradiso che Pictor va ricercando; contrpposto ad esso è l'Occidente delle guerre mondiali, delle religioni e delle ideologie integraliste amanti delle contrapposizioni inconciliabili che diventano pretesti per aggressioni. In una parola, all'Occidente dell'odio Hesse oppone l'Oriente dell'amore, che si concretizza nelle sue fiabe come immagine, fantasia e sensiblità.
In una lirica del settembre del 1914, egli afferma che attraverso la fantasia e la conoscenza nasce la cultura umana, e che l'amore e la pace sono più alti dell'odio e della guerra. Convinzioni del genere non sono molto popolari in quegli anni e così Hesse assume l'aspetto di "cavaliere isolato di una contestazione decisa della civiltà" (Fertolani, postfazione a "Gertrud", ed. Mondadori).
E' un isolamento che ha anche una motivazione culturale, oltre che politica, in quanto, pur aperto a tutte le suggestioni culturali del suo tempo, da Nietzsche alla psicanalisi, lo scrittore è indissolubilmente legato al coantesto romantico, del quale sente profondamente in sé la Zerrisssenheit, che assume l'aspetto di dilacerazione tra anima e corpo cui accennavo sopra.
Con il suo pacifismo, con il suo amore per l'Oriente (che però è, come si è visto, più una regione mentale che un luogo reale), con la sua utopia, Hesse trova un notevole successo nelle università americane degli anni Sessanta, quando diventa moda tra gli hippies partire per l'India con Siddharta sotto il braccio.
Così egli costituisce l'anello di congiunzione tra lo spirito romantico e la "fiaba vissuta" dei figli dei fiori, rendendo possibile, il passaggio dello spirito fiabesco, senza soluzione di continuità, dall'epoca dei Grimm e di Brentano ai giorni nostri.

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