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sabato 11 settembre 2010

La tentazione fiabesca di Hermann Hesse - 1° parte

Hesse lascia in tutta la sua produzione letteraria la traccia di un doppio disagio: un disagio interiore di fornte ad una scissione del proprio animo che egli cerca ripetutamente di sanare, ed un disagio causato dalla situazione storico- culturale europea a lui contemporanea.
Il conflitto interiore è, secondo un'espressione di Mittner, quello tra pietismo e buddismo, cioè tra lo spirito ascetico della religione della sua infanzia e la sua venerazione delle forze della natura.
Si potrebbe dire un conflitto tra lo spirito ed il corpo,
intendendo però il secondo termine non come tendenza alla sensualità in senso stretto, ma come una specie di sensualità della natura, che attira con il suo fascino misterioso e può salvare l'uomo dal pericolo di cristallizzazione costituito dalla pura ascesi, ma che può essere anche fatale.
La giusta via sarebbe la conciliazione tra le due tendenze, conciliazione che Hesse rincorre attraverso tutta la sua opera: così nel Siddharta del 1920, dove il protagonista, non soddisfatto dell'ascesi di Buddah, tenta la ricerca della vera vita nei piaceri del mondo, salvo poi ritrarsene disgustato; così in Der Steppenwolf, del 1927, in cui il licantropo racchyiude in se sia gli istinti animali che un disperato bisogno di santità; così anche in Das Glasperlenspiel del 1943, il cui protagonista Josef Knecht muore nel momento in cui, sentendo il bisogno di fuggire nel mondo della pura spiritualità, se ne va dalla Castalia per vivere in mezzo alla gente e nella gioia della naturalezza riconquistata si tuffa in un lago.
Oltre che dal conflitto interiore, il disagio di Hesse è causato dala situazione europea, una situazione di cambiamento e di crisi (Hesse nasce nel 1877 e muore nel 1962), da cui egli cerca dolorosamente di allontanarsi con il suo viaggio in India, nel 1911, poi con il suo trasferimento definitivo nella Svizzera italiana nel 1919 ed anche con i suoi scritti.
Non intedno dire con ciò che la sua sia una letteratura di evasione, ma piuttosto una letteratura dell'utopia, opera di un uomo che sente drammaticamente i conflitti dentro e fuori di sé.
Quando tenta di essere realista ci racconta di adolescenti suicidi o falliti negli studi (come nelle sue prime opere, peraltro fortemente autobiografiche) o di matrimoni falliti, come in Gertrud del 1910 ed in Rosshalde del 1914; per tentare la rappresentazione di un modo di vita armonico Hesse deve servirsi dell'utopia del Glasperlensipiel e della fiaba.

continua...

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